sabato 29 settembre 2012
Credo quia absurdum
Il Figlio di dio è morto : bisogna crederlo, perché è assurdo.
Dopo la sepoltura è risorto: è cosa certa, perché impossibile.
Tertulliano , La carne di Cristo , V, 2 - 4 .
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La foglia
Valutazione : ti avevo chiesto di disegnare una foglia vera. . . lavoro troppo personale … una foglia è una foglia … ripeti il compito …
Devo disegnare una foglia dimenticandomi di essere una persona.
Da una parte la mia persona, dall’altra la foglia.
Devo dividermi.
Come faccio a dividermi ?
domenica 23 settembre 2012
Mia Madre
La morte ha sempre un nome, non è un concetto.
La morte è distacco, cesura, taglio netto. La morte di mia madre è stato un momento di alta Poesia.
Il suo Volto si è illuminato.
Ma anche la Poesia, si sa, è dolore.
Mia madre coincide con la mia infanzia.
Mia madre amava la mia unicità.
Perderla è stato come perdere – definitivamente – la mia innocenza.
Quando penso alla sua morte, mi rivedo in Giobbe.
Mi arrabbio, e poi m’illudo che riposi dentro Dio.
Parlo di un’illusione piena, densa, quindi reale, vera. Dio è una grande utopia, e solo le utopie sono vere. Vorrei rivederla mia madre, abbracciarla.
E come d’incanto subentra il sogno. Nelle ultime tre notti l’ho rivista in tre lunghi sogni, uno via l’altro. Perché il sogno mi rinnova il dolore?
Perché ?
Perché tre volte ?
Perché tre sogni?
Trinità del sogno. Trinità di Dio.
La catarsi è anche infantile
Tale conflitto – incastrato in forma di sentimento ancestrale non solo nei grandi ma anche nei piccoli – ci annuncia ( tragicamente ) che siamo dotati di fragile umanità.
E la fragilità, si sa, cerca sempre le sue forme di “fuga”. Le categorie del “reale” ( come giunge a me , e solo a me , la realtà) e dell’ “immaginario” (come la trasformo dentro di me) ci dicono che siamo braccati , costantemente accerchiati.
Il bambino – che non è un robot e neppure una bambola – si protegge a modo suo dall’ invadenza della realtà.
Ecco perché piange.
Il pianto – anche per lui – rappresenta una catarsi metodica. Una via di liberazione.
Le lacrime sono la materializzazione di un disagio radicato e radicale, indelebile.E’ assolutamente normale che un bambino pianga. E’ un suo diritto.
Il nostro dovere consiste nell’offrire a lui uno spazio effettivo e affettivo per poterlo fare liberamente, senza ulteriori incursioni e invasioni.
A noi – ai grandi – spetta il compito, poi, di “consolare”. Non dobbiamo commettere l’errore di bloccare il pianto di un bambino, questa è infatti la sua catarsi poetica contro il mondo.
Diamo a lui un tempo onesto per piangere, troviamo in noi un tempo onesto per consolarlo.
lunedì 17 settembre 2012
giovedì 6 settembre 2012
quanto non avrei creduto.
E’ bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto ,
ci sono cresciuto e fatto adulto
in un angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono diventati cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, persino i deserti.
( … )
Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te.
Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.
La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa ( … ) .
Padre, non giudicarlo
questo mio parlarti umano quasi delirante,
accoglilo come un desiderio d’amore,
non guardare alla mia insensatezza ( … ).
Ma tu sai questo mistero. Tu solo.
Mario Luzi, Via Crucis
sabato 1 settembre 2012
Recensione Mostra “Lune stese”, di Luigi Potente
Ciò che impressiona nei dipinti di Luigi Potente è l’assenza dei volti. Le lune invadono i corpi, strappandoli con violenza inaudita alla poesia. Sguardi annientati, sorrisi nullificati.
La luna , materiale in sé e immateriale fuori di sé , s’impone come un sistema : spazza via l’uomo, che ne esce divelto e impoverito.
Il monito di Luigi Potente è un richiamo tenero all’umano e alla sua devastante centralità.
Non è la luna ad essere poetica: poetico è l’uomo, distrutto dalla sua stessa umanità.
L’immagine umana – divina finale , di dea pagana o di Vergine cristiana , infrange definitivamente la coltre sistemica delle lune stese e riconsegna l’umano a se stesso, ricolorandolo di poesia.
E’ come se Luigi Potente volesse dirci: “ Stupefacenti le lune stese, ma nulla è più stupefacente dell’uomo”.
Giacomo Paris Pietra Ligure, 28.08.2012